Teatro

Arlecchino non deve morire

Arlecchino non deve morire

E’ di nuovo a Milano, al Piccolo Teatro Studio fino al 10 maggio, Arlecchino Servitore di due padroni, uno dei capisaldi fra le opere di Goldoni, autore del ‘700. Ma l’abitudine a vederlo sui nostri palcoscenici mancava da almeno un secolo, fino a quando… C’era il dopoguerra, un’Italia in bianco e nere e tanta voglia di ricostruire. Era il 1947 quando un giovane di nome Giorgio Strehler volle proporre ai milanesi un vecchio personaggio della commedia dell’Arte, l’Arlecchino e lo fece interpretare da Marcello Moretti, che rese celebre questa maschere in tutta Europa. Nel 1963, Moretti venne sostituito da Ferruccio Soleri, un giovane attore di Firenze che aveva frequentato l’Università di Matematica e Fisica e che aveva poi frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma. Il suo debutto è del 1957 e avvenne proprio al Piccolo Teatro di Milano in un’opera di Pirandello diretta da Strehler. Soleri avrebbe recitato anche Lorca, Molière, Neruda, Shakespeare, Babel, Ibsen e Brecht, fra gli altri e non avrebbe mai immaginato di trasformarsi nell’Arlecchino più longevo al mondo. Da allora, difatti, quasi ogni anno questa commedia è riproposta nella sede del Piccolo e poi in tournée mondiali. Sono state messe in scena oltre una decina di differenti allestimenti e, nel 1987, Strehler aveva pensato di realizzare l’Edizione dell’Addio. Ma proprio quella fece accorrere nei teatri una tale folla, con liste d’attesa e proteste fra chi non l’aveva potuta vedere, che il regista, convinto di aver esaurito ogni possibile modo di riproporre l’Arlecchino, ebbe a convincersi che questo personaggio doveva vivere ancora e che ci sarebbero sempre stati spettatori desiderosi d’ammirarne i frizzi e i lazzi, in tutte le latitudini. Così è andato avanti, perfino oggi che Strehler non c’è più. Nel frattempo Ferruccio Soleri ha recitato per il cinema e per televisioni europee, ha messo in scena vari spettacoli anche come autore, come pure opere liriche allestite in mezza Europa. Ha insegnato Commedia dell’Arte alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, poi in varie scuole di teatro a Bruxelles, Monaco di Baviera, California, Lisbona, Vienna, Oguni (Giappone), Napoli, Bucarest e Valencia. E’ stato premiato con l’Arlecchino d’oro, con la Medaglia d’oro come benemerito di Scuola, Cultura e Arte. Ha avuto un Leone d’oro alla Carriera alla Biennale Internazionale di Venezia nel 2006. E’ stato nominato Goodwill Ambassador dall’Unicef Italia nel 2007 per coinvolgere l’opinione pubblica sui problemi dell’infanzia e dell’adolescenza. A Mosca gli è stata conferita una Maschera d’oro nel 2001 e, sempre a Mosca, lo scorso inverno Soleri ha inaugurato la neonata Accademia Internazionale della Commedia dell’Arte con un primo ciclo di lezioni. Qui 38 allievi della Scuola Schepkin hanno lavorato intensamente per un mese. A breve l’Accademia si trasferirà a Brindisi, dove il Nuovo Teatro Verdi ospiterà la prossima sessione, dedicata a 30 attori selezionati attraverso un bando di concorso. Ecco cosa ci racconta Ferruccio Soleri, testimone di mezzo secolo in palcoscenico. Quante repliche di Arlecchino ricorda di aver fatto? Io ne ho fatte molto più di 2.000. Dopo Mosca, dove andrà a insegnare? A Brindisi, con il nuovo Corso d’Accademia di Commedia dell’Arte. Siamo stati invitati da loro. Che cosa fa fare a chi vi partecipa? Il corso consiste in diverse materie. Io insegno la storia della Commedia dell’Arte, com’è nata, come si è sviluppata, cos’è la maschera, come si muove e come si recita. L’inverno scorso com’è andata, al primo giro? Ottobre a Mosca, risultato splendido. Hanno reagito molto bene, sono studenti della Scuola del Teatro Mali con cui Strehler ebbe molto a che fare. La cosa più importante è che erano bravissimi. Sapevano già tutto di Goldoni? No, non lo conoscevano, sapevano pochissimo, specie dal punto di vista tecnico e storico. Lo conoscevano solo per aver visto l’Arlecchino, che ha girato tutto il mondo. Quanto le manca Giorgio Strehler, il vero inventore dell’Arlecchino al Piccolo? Moltissimo, era veramente un genio del teatro. Il mondo intero deve molto a lui, fece messe in scene geniali di Cechov, Pirandello ed era un grande amante di Brecht, fra i moltissimi autori da lui diretti. Tutti gli sono debitori. Ha conosciuto altri di simile statura, lei che viaggia così tanto? Non lo so, noi recitiamo e non vediamo molto degli altri. Ho visto qualcosa, ma non ce ne sono, di uomini come Strehler, in altri Paesi. Lei non si stanca mai? Quando ho due spettacoli al giorno, Enrico Bonavera mi sostituisce in uno. Di solito fa Brighella. Si ricorda di quando Arlecchino doveva morire, come spettacolo di cartellone? Strheler era stufo e voleva farlo finire, ma aveva tanto successo che non ha potuto fare a meno di continuare. Crede possibile che nasca un altro spettacolo capace di avere tanto successo per oltre 60 anni? Bisognerebbe trovare un altro Strehler, per trovare un altro Arlecchino. Questo, da lui creato, ora potrebbe durare in eterno, se non lo cambiamo. E resterà tale finche non ci sarà qualcuno capace come Strehler. Nulla potrà mai sostituirlo. Dopo migliaia di volte che interpreta l’Arlecchino, le pare di somigliargli sul serio? No, non mi sono mai identificato nel personaggio. Il nostro è un lavoro, la vita è un’altra cosa. Le è mai sembrato di vedere gente che ci somiglia, ai personaggi goldoniani? Qualche volta può capitare di incontrare gente che somiglia ai personaggi della Commedia dell’Arte, è vero. Ci sono altri Arlecchini? No, a parte quello che mi sostituisce. Insegna ancora alla scuola del Piccolo? Io ci ho tenuti corsi fino a 4 anni fa, ma sono talmente pieno di impegni che non riesco più a farlo. Per questo abbiamo creato l’Accademia. Quando sono in tournèe viaggio per 6 mesi in mezzo mondo. Le piace? Sì, io amo viaggiare. Si vedono mondi nuovi, altre culture, è interessante e mi piace. La trattano tutti bene? Una buona accoglienza devono averla tutti, quando lo meritano, ma di fatto chi ci invita, ci conosce e ci tratta meglio per via del buon nome del Piccolo. Ma questo non dipende da noi. Posso chiederle quanti anni ha? A novembre compio 80 anni. Ha un segreto per mantenersi così in forma? Arlecchino deve avere un fisico allenato a molto movimento e faccio salti, capriole, corse ogni sera, sul palco. La mattina faccio stretching tutti i giorni e 3 piani di scale rapidi, tutti i giorni, per il fiato. Se uno deve dare come me, occorre esercitarsi sempre. Io ormai la parte la so, non faccio niente per la memoria. Vorrebbe cambiare personaggio? Io, tre anni fa, ho fatto un personaggio nuovo, non è che faccio solo Arlecchino. Però i direttori di teatro e i registi propongono i ruoli e noi li facciamo. Qual è quello che preferisce? Anche se ci sono ruoli che ho fatto volentieri non posso preferirli all’Arlecchino, che mi ha dato tante soddisfazioni. E’ questo, davvero, il mio preferito.